Dal sistema di Utrecht (1713) al sistema di Vattel (1758); attraverso l’Observateur Hollandois e 'quelques arpents de neige' in America
Journal Publication ResearchOnline@JCUAbstract
Emer de Vattel (1714-1767) è conosciuto oggi come un anglofilo, oltre che come una figura paradigmatica della storia del diritto internazionale. Si tratta in realtà di un giudizio formulato a posteriori, che ha origine nel tardo Settecento. Fu in quel periodo, infatti, che gli scritti di Edmund Burke e di altri autori cominciarono a presentare Vattel come un sostenitore della costituzione e del dominio delle leggi britanniche e, più in generale, del ruolo benefico della potenza britannica i cui territori coloniali e il cui interesse per una politica di commercio globale erano funzionali a mantenere il mondo ordinato e in pace 1. Una parte di queste idee fu portate avanti, attraverso accostamenti ben scelti tra scrittori e uomini di stato del tardo Settecento e del primo Ottocento, nei discorsi concettuali che accompagnarono il disegno geopolitico del Congresso di Vienna nel 1815. L’obiettivo di questo articolo è di restituire maggiore complessità a questa narrativa e di ridisegnare Vattel anche come critico del ‘sistema mercantile’ britannico, nonostante egli effettivamente vedesse la costituzione britannica come un potenziale modello e base per il perfezionamento della società commerciale e dello stato.
Journal
Rivista Storica Italiana
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Volume
129
ISBN/ISSN
0035-7073
Edition
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Issue
2
Pages Count
41
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Edizioni Scientifiche Italiane
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